Indagini archeologiche

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2012 TN, Campodenno, Castel Belasi, in corso

Lavori di restauro e recupero del compendio di Castel Belasi

I dati ottenuti dall’analisi stratigrafica sono quindi stati incrociati con i dati archeologici desunti dai sondaggi di scavo eseguiti nel corso del medesimo intervento e con le scarse informazioni storiche riconducibili a questioni edilizie, ottenendo una prima ricostruzione delle principali  trasformazioni del complesso.

Il controllo archeologico, connesso ai lavori per la realizzazione di una “scogliera” di rinforzo del versante del castello, è stato eseguito in una allungata area che si sviluppava, pochi metri a valle della cinta sommitale, parallelamente al muro di fortificazione e che ne seguiva, perciò, l’andamento.

L’area, settentrionale, non ancora indagata archeologicamente nell’ambito delle estese campagne d’indagine per la conoscenza del complesso fino ad ora realizzate, risultava fortemente disturbata da precedenti interventi edilizi riconducibili all’età moderna.

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’autunno 2009 e la relativa analisi e documentazione delle emergenze archeologiche, è stata eseguita, in affiancamento alle operazioni edili relative alla realizzazione della citata “scogliera” di contenimento del versante.

Nella documentazione archeologica dell’intervento è stata utilizzata, in logica continuazione con la campagna eseguita nel 2008, una numerazione delle unità stratigrafiche a partire da US 5100 per poi accrescersi, di centinaio in centinaio, per ogni spostamento di settore nel l’ampio contesto di scavo.

L’intervento archeologico ha visto il controllo e la documentazione delle evidenze archeologiche di uno scavo realizzato in una fascia compresa tra la cintura di micropali e il piede della cortina del castello, con impiego di mezzo meccanico, in un’area caratterizzata da un consistente dislivello altimetrico.

La strategia operativa adottata ha visto il controllo diretto allo scavo (in parte condotto all’interno di sezioni di scavo precedentemente realizzati), l’esposizione di alcune aree significative, ove sono state ricavate sezioni rappresentative dei depositi conservati, lo scavo archeologico diretto di approfondimento per la conoscenza e l’interpretazione di alcuni depositi e di alcune strutture riportate in luce, ed, infine, la documentazione archeologica di quanto individuato.

Come già detto l’area settentrionale esterna alla cinta risultava non ancora indagata o documentata archeologicamente ed appariva, per quanto finora noto, non interessata da strutture di articolazione del perimetro fortificato presenti in tutti gli altri prospetti del complesso.
La documentazione archeologica ha, viceversa, messo in evidenza la presenza, anche in questo lato del complesso, di alcune strutture murarie che contenevano le murature principali e spezzando il pendio, articolavano le opere di difesa.

Sono state inoltre portate in luce le strutture residuali di una cisterna fognaria, riferibile ad una fase avanzata di sviluppo dei corpi residenziali nel settore settentrionale del complesso e ad essi funzionale, che ha restituito alcuni materiali ceramici e reperti ossei che costituiscono un limitatissimo ma prezioso contesto per la ricostruzione materiale di alcune delle fasi di vita del castello.

Per le necessità logistiche connesse al cantiere edile (legate prevalentemente alle difficili condizioni di lavoro per i mezzi meccanici e di smaltimento del terreno), lo scavo è stato condotto progressivamente da est verso ovest.     

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’area settentrionale del castello, ha consentito di approfondire le conoscenze sull’organizzazione delle porzioni esterne alla cortina principale, acquisendo dati di un’area finora rimasta esclusa dalle conoscenze.

Sono state documentate alcune strutture murarie che articolavano l’area esterna, organizzando e terrazzando il pendio in cortine concentriche, gerarchicamente inferiori alla cinta sommitale, ma destinate all’accrescimento ed al potenziamento delle difese. Tale sistema, ancora in gran parte riconoscibile nelle altre porzioni del complesso, doveva risultare strettamente collegato al sistema di avvicinamento ed accesso al castello, che, chiarito dalle recenti indagini nella porzione occidentale, rimane ancora di non chiara interpretazione proprio in quella orientale, ove il crollo e la ricostruzione di parte delle strutture in corrispondenza del varco d’ingresso alla corte rustica, non consente, ad oggi, di comprendere completamente l’originaria organizzazione.
I rischi di crollo delle porzioni sommitali della muratura orientale, gravemente decoesionate, ha purtroppo impedito il proseguimento dello scavo in prossimità del varco di accesso orientale, impedendo il collegamento certo delle strutture rinvenute con quanto, seppure modificato, risulta ancora in luce.

Nella porzione occidentale dell’area settentrionale, sono state portate in luce le strutture residuali di una cisterna a perdere, connessa ad una latrina aggettante rispetto al prospetto settentrionale del castello. La struttura, che presenta una fase d’uso databile fra la metà del XVII ed il XVIII secolo, venne sostituita, nei primi decenni del secolo XX, da una vasca in calcestruzzo.

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…io credo soltanto nella iniziativa senza aggettivi, nella iniziativa di tutti. È l’iniziativa che crea la ricchezza, che aumenta il reddito, che apre nuovi posti di lavoro, che stimola il benessere di tutto il paese. Ho l’impressione che in Italia ci sia del lavoro per tutti; un lavoro immenso e che il nostro sia il campo probabilmente più importante, in cui gli scienziati, i tecnici, gli uomini responsabili del nostro devono interessarsi.

Enrico Mattei. San Donato Milanese (Metanopoli) 1 gennaio 1958. Discorso per l’inaugurazione della Scuola di Studi superiori sugli Idrocarburi

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I dati ottenuti dall’analisi stratigrafica sono quindi stati incrociati con i dati archeologici desunti dai sondaggi di scavo eseguiti nel corso del medesimo intervento e con le scarse informazioni storiche riconducibili a questioni edilizie, ottenendo una prima ricostruzione delle principali  trasformazioni del complesso.

Il controllo archeologico, connesso ai lavori per la realizzazione di una “scogliera” di rinforzo del versante del castello, è stato eseguito in una allungata area che si sviluppava, pochi metri a valle della cinta sommitale, parallelamente al muro di fortificazione e che ne seguiva, perciò, l’andamento.

L’area, settentrionale, non ancora indagata archeologicamente nell’ambito delle estese campagne d’indagine per la conoscenza del complesso fino ad ora realizzate, risultava fortemente disturbata da precedenti interventi edilizi riconducibili all’età moderna.

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’autunno 2009 e la relativa analisi e documentazione delle emergenze archeologiche, è stata eseguita, in affiancamento alle operazioni edili relative alla realizzazione della citata “scogliera” di contenimento del versante.

Nella documentazione archeologica dell’intervento è stata utilizzata, in logica continuazione con la campagna eseguita nel 2008, una numerazione delle unità stratigrafiche a partire da US 5100 per poi accrescersi, di centinaio in centinaio, per ogni spostamento di settore nel l’ampio contesto di scavo.

L’intervento archeologico ha visto il controllo e la documentazione delle evidenze archeologiche di uno scavo realizzato in una fascia compresa tra la cintura di micropali e il piede della cortina del castello, con impiego di mezzo meccanico, in un’area caratterizzata da un consistente dislivello altimetrico.

La strategia operativa adottata ha visto il controllo diretto allo scavo (in parte condotto all’interno di sezioni di scavo precedentemente realizzati), l’esposizione di alcune aree significative, ove sono state ricavate sezioni rappresentative dei depositi conservati, lo scavo archeologico diretto di approfondimento per la conoscenza e l’interpretazione di alcuni depositi e di alcune strutture riportate in luce, ed, infine, la documentazione archeologica di quanto individuato.

Come già detto l’area settentrionale esterna alla cinta risultava non ancora indagata o documentata archeologicamente ed appariva, per quanto finora noto, non interessata da strutture di articolazione del perimetro fortificato presenti in tutti gli altri prospetti del complesso.
La documentazione archeologica ha, viceversa, messo in evidenza la presenza, anche in questo lato del complesso, di alcune strutture murarie che contenevano le murature principali e spezzando il pendio, articolavano le opere di difesa.

Sono state inoltre portate in luce le strutture residuali di una cisterna fognaria, riferibile ad una fase avanzata di sviluppo dei corpi residenziali nel settore settentrionale del complesso e ad essi funzionale, che ha restituito alcuni materiali ceramici e reperti ossei che costituiscono un limitatissimo ma prezioso contesto per la ricostruzione materiale di alcune delle fasi di vita del castello.

Per le necessità logistiche connesse al cantiere edile (legate prevalentemente alle difficili condizioni di lavoro per i mezzi meccanici e di smaltimento del terreno), lo scavo è stato condotto progressivamente da est verso ovest.     

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’area settentrionale del castello, ha consentito di approfondire le conoscenze sull’organizzazione delle porzioni esterne alla cortina principale, acquisendo dati di un’area finora rimasta esclusa dalle conoscenze.

Sono state documentate alcune strutture murarie che articolavano l’area esterna, organizzando e terrazzando il pendio in cortine concentriche, gerarchicamente inferiori alla cinta sommitale, ma destinate all’accrescimento ed al potenziamento delle difese. Tale sistema, ancora in gran parte riconoscibile nelle altre porzioni del complesso, doveva risultare strettamente collegato al sistema di avvicinamento ed accesso al castello, che, chiarito dalle recenti indagini nella porzione occidentale, rimane ancora di non chiara interpretazione proprio in quella orientale, ove il crollo e la ricostruzione di parte delle strutture in corrispondenza del varco d’ingresso alla corte rustica, non consente, ad oggi, di comprendere completamente l’originaria organizzazione.
I rischi di crollo delle porzioni sommitali della muratura orientale, gravemente decoesionate, ha purtroppo impedito il proseguimento dello scavo in prossimità del varco di accesso orientale, impedendo il collegamento certo delle strutture rinvenute con quanto, seppure modificato, risulta ancora in luce.

Nella porzione occidentale dell’area settentrionale, sono state portate in luce le strutture residuali di una cisterna a perdere, connessa ad una latrina aggettante rispetto al prospetto settentrionale del castello. La struttura, che presenta una fase d’uso databile fra la metà del XVII ed il XVIII secolo, venne sostituita, nei primi decenni del secolo XX, da una vasca in calcestruzzo.

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I dati ottenuti dall’analisi stratigrafica sono quindi stati incrociati con i dati archeologici desunti dai sondaggi di scavo eseguiti nel corso del medesimo intervento e con le scarse informazioni storiche riconducibili a questioni edilizie, ottenendo una prima ricostruzione delle principali  trasformazioni del complesso.

Il controllo archeologico, connesso ai lavori per la realizzazione di una “scogliera” di rinforzo del versante del castello, è stato eseguito in una allungata area che si sviluppava, pochi metri a valle della cinta sommitale, parallelamente al muro di fortificazione e che ne seguiva, perciò, l’andamento.

L’area, settentrionale, non ancora indagata archeologicamente nell’ambito delle estese campagne d’indagine per la conoscenza del complesso fino ad ora realizzate, risultava fortemente disturbata da precedenti interventi edilizi riconducibili all’età moderna.

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’autunno 2009 e la relativa analisi e documentazione delle emergenze archeologiche, è stata eseguita, in affiancamento alle operazioni edili relative alla realizzazione della citata “scogliera” di contenimento del versante.

Nella documentazione archeologica dell’intervento è stata utilizzata, in logica continuazione con la campagna eseguita nel 2008, una numerazione delle unità stratigrafiche a partire da US 5100 per poi accrescersi, di centinaio in centinaio, per ogni spostamento di settore nel l’ampio contesto di scavo.

L’intervento archeologico ha visto il controllo e la documentazione delle evidenze archeologiche di uno scavo realizzato in una fascia compresa tra la cintura di micropali e il piede della cortina del castello, con impiego di mezzo meccanico, in un’area caratterizzata da un consistente dislivello altimetrico.

La strategia operativa adottata ha visto il controllo diretto allo scavo (in parte condotto all’interno di sezioni di scavo precedentemente realizzati), l’esposizione di alcune aree significative, ove sono state ricavate sezioni rappresentative dei depositi conservati, lo scavo archeologico diretto di approfondimento per la conoscenza e l’interpretazione di alcuni depositi e di alcune strutture riportate in luce, ed, infine, la documentazione archeologica di quanto individuato.

Come già detto l’area settentrionale esterna alla cinta risultava non ancora indagata o documentata archeologicamente ed appariva, per quanto finora noto, non interessata da strutture di articolazione del perimetro fortificato presenti in tutti gli altri prospetti del complesso.
La documentazione archeologica ha, viceversa, messo in evidenza la presenza, anche in questo lato del complesso, di alcune strutture murarie che contenevano le murature principali e spezzando il pendio, articolavano le opere di difesa.

Sono state inoltre portate in luce le strutture residuali di una cisterna fognaria, riferibile ad una fase avanzata di sviluppo dei corpi residenziali nel settore settentrionale del complesso e ad essi funzionale, che ha restituito alcuni materiali ceramici e reperti ossei che costituiscono un limitatissimo ma prezioso contesto per la ricostruzione materiale di alcune delle fasi di vita del castello.

Per le necessità logistiche connesse al cantiere edile (legate prevalentemente alle difficili condizioni di lavoro per i mezzi meccanici e di smaltimento del terreno), lo scavo è stato condotto progressivamente da est verso ovest.     

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’area settentrionale del castello, ha consentito di approfondire le conoscenze sull’organizzazione delle porzioni esterne alla cortina principale, acquisendo dati di un’area finora rimasta esclusa dalle conoscenze.

Sono state documentate alcune strutture murarie che articolavano l’area esterna, organizzando e terrazzando il pendio in cortine concentriche, gerarchicamente inferiori alla cinta sommitale, ma destinate all’accrescimento ed al potenziamento delle difese. Tale sistema, ancora in gran parte riconoscibile nelle altre porzioni del complesso, doveva risultare strettamente collegato al sistema di avvicinamento ed accesso al castello, che, chiarito dalle recenti indagini nella porzione occidentale, rimane ancora di non chiara interpretazione proprio in quella orientale, ove il crollo e la ricostruzione di parte delle strutture in corrispondenza del varco d’ingresso alla corte rustica, non consente, ad oggi, di comprendere completamente l’originaria organizzazione.
I rischi di crollo delle porzioni sommitali della muratura orientale, gravemente decoesionate, ha purtroppo impedito il proseguimento dello scavo in prossimità del varco di accesso orientale, impedendo il collegamento certo delle strutture rinvenute con quanto, seppure modificato, risulta ancora in luce.

Nella porzione occidentale dell’area settentrionale, sono state portate in luce le strutture residuali di una cisterna a perdere, connessa ad una latrina aggettante rispetto al prospetto settentrionale del castello. La struttura, che presenta una fase d’uso databile fra la metà del XVII ed il XVIII secolo, venne sostituita, nei primi decenni del secolo XX, da una vasca in calcestruzzo.

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I dati ottenuti dall’analisi stratigrafica sono quindi stati incrociati con i dati archeologici desunti dai sondaggi di scavo eseguiti nel corso del medesimo intervento e con le scarse informazioni storiche riconducibili a questioni edilizie, ottenendo una prima ricostruzione delle principali  trasformazioni del complesso.

Il controllo archeologico, connesso ai lavori per la realizzazione di una “scogliera” di rinforzo del versante del castello, è stato eseguito in una allungata area che si sviluppava, pochi metri a valle della cinta sommitale, parallelamente al muro di fortificazione e che ne seguiva, perciò, l’andamento.

L’area, settentrionale, non ancora indagata archeologicamente nell’ambito delle estese campagne d’indagine per la conoscenza del complesso fino ad ora realizzate, risultava fortemente disturbata da precedenti interventi edilizi riconducibili all’età moderna.

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’autunno 2009 e la relativa analisi e documentazione delle emergenze archeologiche, è stata eseguita, in affiancamento alle operazioni edili relative alla realizzazione della citata “scogliera” di contenimento del versante.

Nella documentazione archeologica dell’intervento è stata utilizzata, in logica continuazione con la campagna eseguita nel 2008, una numerazione delle unità stratigrafiche a partire da US 5100 per poi accrescersi, di centinaio in centinaio, per ogni spostamento di settore nel l’ampio contesto di scavo.

L’intervento archeologico ha visto il controllo e la documentazione delle evidenze archeologiche di uno scavo realizzato in una fascia compresa tra la cintura di micropali e il piede della cortina del castello, con impiego di mezzo meccanico, in un’area caratterizzata da un consistente dislivello altimetrico.

La strategia operativa adottata ha visto il controllo diretto allo scavo (in parte condotto all’interno di sezioni di scavo precedentemente realizzati), l’esposizione di alcune aree significative, ove sono state ricavate sezioni rappresentative dei depositi conservati, lo scavo archeologico diretto di approfondimento per la conoscenza e l’interpretazione di alcuni depositi e di alcune strutture riportate in luce, ed, infine, la documentazione archeologica di quanto individuato.

Come già detto l’area settentrionale esterna alla cinta risultava non ancora indagata o documentata archeologicamente ed appariva, per quanto finora noto, non interessata da strutture di articolazione del perimetro fortificato presenti in tutti gli altri prospetti del complesso.
La documentazione archeologica ha, viceversa, messo in evidenza la presenza, anche in questo lato del complesso, di alcune strutture murarie che contenevano le murature principali e spezzando il pendio, articolavano le opere di difesa.

Sono state inoltre portate in luce le strutture residuali di una cisterna fognaria, riferibile ad una fase avanzata di sviluppo dei corpi residenziali nel settore settentrionale del complesso e ad essi funzionale, che ha restituito alcuni materiali ceramici e reperti ossei che costituiscono un limitatissimo ma prezioso contesto per la ricostruzione materiale di alcune delle fasi di vita del castello.

Per le necessità logistiche connesse al cantiere edile (legate prevalentemente alle difficili condizioni di lavoro per i mezzi meccanici e di smaltimento del terreno), lo scavo è stato condotto progressivamente da est verso ovest.     

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’area settentrionale del castello, ha consentito di approfondire le conoscenze sull’organizzazione delle porzioni esterne alla cortina principale, acquisendo dati di un’area finora rimasta esclusa dalle conoscenze.

Sono state documentate alcune strutture murarie che articolavano l’area esterna, organizzando e terrazzando il pendio in cortine concentriche, gerarchicamente inferiori alla cinta sommitale, ma destinate all’accrescimento ed al potenziamento delle difese. Tale sistema, ancora in gran parte riconoscibile nelle altre porzioni del complesso, doveva risultare strettamente collegato al sistema di avvicinamento ed accesso al castello, che, chiarito dalle recenti indagini nella porzione occidentale, rimane ancora di non chiara interpretazione proprio in quella orientale, ove il crollo e la ricostruzione di parte delle strutture in corrispondenza del varco d’ingresso alla corte rustica, non consente, ad oggi, di comprendere completamente l’originaria organizzazione.
I rischi di crollo delle porzioni sommitali della muratura orientale, gravemente decoesionate, ha purtroppo impedito il proseguimento dello scavo in prossimità del varco di accesso orientale, impedendo il collegamento certo delle strutture rinvenute con quanto, seppure modificato, risulta ancora in luce.

Nella porzione occidentale dell’area settentrionale, sono state portate in luce le strutture residuali di una cisterna a perdere, connessa ad una latrina aggettante rispetto al prospetto settentrionale del castello. La struttura, che presenta una fase d’uso databile fra la metà del XVII ed il XVIII secolo, venne sostituita, nei primi decenni del secolo XX, da una vasca in calcestruzzo.

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Noi siamo come dei nani sulle spalle dei giganti. Vediamo quindi un numero maggiore di cose degli antichi, perché essi ci sollevano e ci innalzano di tutta la loro gigantesca altezza.

Bernardo di Chartres

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I dati ottenuti dall’analisi stratigrafica sono quindi stati incrociati con i dati archeologici desunti dai sondaggi di scavo eseguiti nel corso del medesimo intervento e con le scarse informazioni storiche riconducibili a questioni edilizie, ottenendo una prima ricostruzione delle principali  trasformazioni del complesso.

Il controllo archeologico, connesso ai lavori per la realizzazione di una “scogliera” di rinforzo del versante del castello, è stato eseguito in una allungata area che si sviluppava, pochi metri a valle della cinta sommitale, parallelamente al muro di fortificazione e che ne seguiva, perciò, l’andamento.

L’area, settentrionale, non ancora indagata archeologicamente nell’ambito delle estese campagne d’indagine per la conoscenza del complesso fino ad ora realizzate, risultava fortemente disturbata da precedenti interventi edilizi riconducibili all’età moderna.

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’autunno 2009 e la relativa analisi e documentazione delle emergenze archeologiche, è stata eseguita, in affiancamento alle operazioni edili relative alla realizzazione della citata “scogliera” di contenimento del versante.

Nella documentazione archeologica dell’intervento è stata utilizzata, in logica continuazione con la campagna eseguita nel 2008, una numerazione delle unità stratigrafiche a partire da US 5100 per poi accrescersi, di centinaio in centinaio, per ogni spostamento di settore nel l’ampio contesto di scavo.

L’intervento archeologico ha visto il controllo e la documentazione delle evidenze archeologiche di uno scavo realizzato in una fascia compresa tra la cintura di micropali e il piede della cortina del castello, con impiego di mezzo meccanico, in un’area caratterizzata da un consistente dislivello altimetrico.

La strategia operativa adottata ha visto il controllo diretto allo scavo (in parte condotto all’interno di sezioni di scavo precedentemente realizzati), l’esposizione di alcune aree significative, ove sono state ricavate sezioni rappresentative dei depositi conservati, lo scavo archeologico diretto di approfondimento per la conoscenza e l’interpretazione di alcuni depositi e di alcune strutture riportate in luce, ed, infine, la documentazione archeologica di quanto individuato.

Come già detto l’area settentrionale esterna alla cinta risultava non ancora indagata o documentata archeologicamente ed appariva, per quanto finora noto, non interessata da strutture di articolazione del perimetro fortificato presenti in tutti gli altri prospetti del complesso.
La documentazione archeologica ha, viceversa, messo in evidenza la presenza, anche in questo lato del complesso, di alcune strutture murarie che contenevano le murature principali e spezzando il pendio, articolavano le opere di difesa.

Sono state inoltre portate in luce le strutture residuali di una cisterna fognaria, riferibile ad una fase avanzata di sviluppo dei corpi residenziali nel settore settentrionale del complesso e ad essi funzionale, che ha restituito alcuni materiali ceramici e reperti ossei che costituiscono un limitatissimo ma prezioso contesto per la ricostruzione materiale di alcune delle fasi di vita del castello.

Per le necessità logistiche connesse al cantiere edile (legate prevalentemente alle difficili condizioni di lavoro per i mezzi meccanici e di smaltimento del terreno), lo scavo è stato condotto progressivamente da est verso ovest.     

Il controllo archeologico alle operazioni di scavo eseguito nell’area settentrionale del castello, ha consentito di approfondire le conoscenze sull’organizzazione delle porzioni esterne alla cortina principale, acquisendo dati di un’area finora rimasta esclusa dalle conoscenze.

Sono state documentate alcune strutture murarie che articolavano l’area esterna, organizzando e terrazzando il pendio in cortine concentriche, gerarchicamente inferiori alla cinta sommitale, ma destinate all’accrescimento ed al potenziamento delle difese. Tale sistema, ancora in gran parte riconoscibile nelle altre porzioni del complesso, doveva risultare strettamente collegato al sistema di avvicinamento ed accesso al castello, che, chiarito dalle recenti indagini nella porzione occidentale, rimane ancora di non chiara interpretazione proprio in quella orientale, ove il crollo e la ricostruzione di parte delle strutture in corrispondenza del varco d’ingresso alla corte rustica, non consente, ad oggi, di comprendere completamente l’originaria organizzazione.
I rischi di crollo delle porzioni sommitali della muratura orientale, gravemente decoesionate, ha purtroppo impedito il proseguimento dello scavo in prossimità del varco di accesso orientale, impedendo il collegamento certo delle strutture rinvenute con quanto, seppure modificato, risulta ancora in luce.

Nella porzione occidentale dell’area settentrionale, sono state portate in luce le strutture residuali di una cisterna a perdere, connessa ad una latrina aggettante rispetto al prospetto settentrionale del castello. La struttura, che presenta una fase d’uso databile fra la metà del XVII ed il XVIII secolo, venne sostituita, nei primi decenni del secolo XX, da una vasca in calcestruzzo.

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…e sappiamo che facciamo solo il nostro dovere, che questo è il nostro compito e che dovremo fare molto di più, ma molto di più. Per questo facciamo assegnamento sui giovani, gli uomini di domani, che dovranno raccogliere la nostra bandiera ed andare avanti, nell’interesse del nostro Paese: affinché il nostro Paese possa contare qualche cosa domani, poiché non c’è indipendenza politica se non c’è indipendenza economica.

Enrico Mattei. San Donato Milanese (Metanopoli) 1 gennaio 1958. Discorso per l’inaugurazione della Scuola di Studi superiori sugli Idrocarburi